Buongiorno Mirko, innanzitutto come va?Va bene, grazie. E’ iniziata questa avventura con i primi ritiri ad Alassio con i ragazzi junior del cross country e poi con il gruppo marathon.
Credo di averti intervistato la prima volta 10 anni fa: arrivavi in punta di piedi in questo sport nuovo per te, un po’ di strada la hai fatta…Direi di si, ho trascorso un bel periodo da atleta in questo modo delle ruote grasse e mi è servito per questo compito che ora mi è stato assegnato dalla Federazione. Ora devo lavorare molto, frequentando molto i campi gara soprattutto per conoscere gli atleti più giovani.
Dovrai mixare la parte sportiva con la parte politica. Il nuovo ruolo impone anche questo. Quando ti hanno proposto il ruolo di CT ci hai dovuto pensare o ha accettato subito?A dir la verità mi sono proposto io. Ho mandato il mio curriculum al presidente Di Rocco e dopo la sua riconferma è arrivata la chiamata. Credo che abbiano capito che persona sono, sono stato un buon ciclista ma ho dimostrato di aver capacità manageriali. Credo che Di Rocco si sia informato e spero che gli siano arrivati quasi solo ritorni positivi su di me. Se sono qui penso che sia perché mi sono comportato bene in questi anni.
È stato comunque un parto complicato con tante voci di corridoio che ti hanno anche infastidito. Credo che sia normale parlarne e qualche giornale, ad esempio noi, ci aveva anche preso…Si è vero. Però ora dobbiamo lasciare da parte quello che è stato e parlare di bicicletta, uno sport dove alla fine bisogna fare tanta fatica e vorrei occuparmi di questo.
Raccogli il testimone di un CT che è stato molti anni e che ha fatto anche decisamente bene. Cosa porterà di nuovo Celestino rispetto a Pallhuber?Dal mio ingresso ho sentito da più parti la richiesta di avere un occhio in più per i giovani. Questo è quello che mi stanno chiedendo gli addetti ai lavori. Abbiamo un bel programma a cominciare dalle Junior Series, il tempo ci dirà se il mio lavoro darà i frutti. L’importante sarà dialogare con gli atleti e le società, devo imparare molto anch’io e per questo chiedo pazienza e collaborazione a tutti.
Però a livello giovanile mi sembra che Pallhuber lasci una bella eredità. Abbiamo ormai gare con 250 partenti tra esordienti e allievi e credo che sia frutto di un grande lavoro fatto negli anni passati.Si hai ragione. Effettivamente i numeri sono molto importanti. Devo ringraziare chi ha lavorato prima di me, la Federazione, le società e gli organizzatori. Arrivo dal marathon ma mi sto accorgendo che il cross country potrà darci grandi soddisfazioni.
Come hai detto la tua esperienza ce l’hai soprattutto nel marathon. Abbiamo il prossimo anno i mondiali in casa: come ti preparerai a quell’evento?Gli uomini per il mondiale marathon li abbiamo e sono anche belli pronti. Su tutti Samuele Porro che da anni sta dimostrando una crescita costante. Ma poi anche Damiano Ferraro, Juri Ragnoli e molti altri.
E tra l’altro ancora giovani per la disciplina…Ancora giovani, hai detto bene. Adesso per loro arriva il bello, quindi per il prossimo anno sono molto fiducioso. Quest’anno in Germania saranno mondiali molto veloci, adatti più ad uno stradista.
Magari un Diego Rosa?Magari. Io stavo pensando a qualche stradista che sta passando alla mountain bike. Non penso che il team di Diego Rosa lo lasci correre il mondiale marathon.
Passiamo all’XC. Hai molto da imparare, parti però da grandi atleti. Ti affiderai a qualcuno dei più esperti per farti aiutare?Si, sicuramente. Già dal primo ritiro con gli junior ho voluto con me Tiberi, Fontana, Lechner, Rabensteiner e Calvetti. Mi piace fare gruppo ed anche abbinare le due discipline poiché credo che gli atleti del marathon possano migliorare nella tecnica, e viceversa quelli del XCO possano migliorare sotto il punto di vista del gruppo che è invece una prerogativa del marathon.
È appena cominciato il quadriennio olimpico. Prova a scommettere sul tuo lavoro. Dopo Tokyo, Celestino sarà contento se?Facciamo un passo alla volta. Io punterei già quest’anno a togliermi qualche soddisfazione a livello europeo e mondiale. Ci vuole tempo per arrivare ad un livello olimpico, ma credo che vi sia il potenziale per fare bene a Tokyo. La strada è lunga, io sono nuovo, sto studiando, prendo un po’ di tempo e poi ne riparliamo.(Marco Tuninetti) (ph. podio mondiale a Montebelluna 2011 / solobike.it)
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