Realizzata da due ing. Meccanici del Politecnico di Milano, fornisce dati meteo e traffico, allena e ha antifurto satellitare. Marco Salvioli e Mattia De Santis, Laureati al Politecnico di Milano in Ing. Meccanica, hanno sviluppato la prima bicicletta hi-tech per uso quotidiano al mondo.Dal design innovativo, unisce funzionalità tecnologiche come meteo, navigatore, computer di bordo con schermo integrato nel manubrio.Inoltre, il sistema integrato nella bici rileva la performance del ciclista, il battito cardiaco e le calorie bruciate.Luci automatiche integrate al telaio, clcson elettronico, un’app che traccia gli spostamenti della bici in caso di furto, sono altre caratteristiche all’avanguardia di questo vero e proprio gioiello di tecnologia progettata dagli Alumni tra l’Italia e la Silicon Valley.In un’intervista al Corriere i due Ingegneri Polimi affermano: “Abbiamo preso spunto da entrambe le esperienze: lo spirito di innovazione della Silicon Valley e la tradizione ciclistica italiana… Gli americani hanno le lacrime agli occhi quando ammirano le nostre bici!”
Volata Cycles, il nome dell’azienda fondata dai due Alumni, ha un approccio smart al concetto moderno di mobilità urbana, con dispositivi sempre più interconnessi tra loro, per raccogliere informazioni utili per il traffico e la città.Gli Alumni Fondatori di Volata Cycles: Marco Salvioli (CEO) e Mattia De Santis (CTO)Da Piazza Leonardo a San Francisco, li abbiamo contattati per avere alcuni commenti “a caldo”…Quali sono/sono state le difficoltà più grandi per far partire questo progetto?Inizialmente tecniche: come far funzionare il prodotto, come prototipare con poche risorse, dovendo imparare cose che non avevamo mai fatto. Poi economiche, come andare avanti con un ritmo veloce nello sviluppo, dovendo dedicare anche molto tempo al fundraising.Dopodichè la crescita del team: trovare persone competenti e motivate.Come le avete superate?Lavorando sodo, giorno e notte, e restando motivati grazie alla nostra visione di lungo temine che è salda.Qual è la prossima sfida?La produzione!C’è un’arma politecnica che vi è servita maggiormente in questa avventura?Il Politecnico di Milano è una scuola difficile, in cui molto spesso bisogna fare “miracoli” nel breve periodo e ottimizzare al massimo il tempo in cui si studia. Questo ci serve tutti i giorni.Insomma… il Poli ti insegna a pedalare subito e velocemente!Il vostro progetto si sviluppa tra Italia e Silicon valley…Cosa dovremmo imparare dagli Americani nella Silicon Valley e come noi italiani politecnici possiamo fare la differenza lì?Dagli americani dobbiamo imparare l’approccio pratico. Il mettersi a fare cose di cui si sa poco e impararle facendo, il loro learn by doing. Poca teoria e molta, molta pratica. Anche un po’ di follia nel lanciarsi in cose che non si è in gradi di fare finchè non le si impara, l’approccio you can make it! go! Noi abbiamo da insegnargli l’approfondimento di molti temi, sia tecnici che non, e la visione d’insieme di problemi multidisciplinari.