Absa Cape Epic 2025: The Untamed Race. Un racconto di Pippo Lamastra – 2^ parte
“The Absa Cape Epic is a physically grueling and mentally demanding mountain bike multi-stage race set in South Africa’s Western Cape region.”
“L’Absa Cape Epic è una gara di mountain bike a tappe impegnativa sia a livello fisico che mentale, che si svolge nella regione del Capo Occidentale in Sudafrica.”
Per il prosieguo del mio racconto ho deciso di iniziare dalla descrizione della gara che ho trovato sul sito ufficiale dell’evento. E’ interessante notare che viene posto sempre l’accento sulla durezza sia fisica che mentale della gara… e non posso dire che non sia così…
Eravamo rimasti al prologo e alle prime due tappe, la strada da fare era ancora lunga, di cose ne erano già successe ed era in arrivo la tappa numero 3…
STAGE 3 – FAIRVIEW /FAIRVIEW

La tappa numero 3 in programma mercoledì 19 marzo inizia il pomeriggio del giorno prima con la decisione della giuria di accorciare il percorso iniziale da 90 km e 2650 m di D+ a 78 km. e 2600 metri di D+ a causa delle torride temperature in arrivo per il giorno successivo. Per la giornata di mercoledì 19 marzo sono infatti previsti nella città di Paarl circa 40 gradi. La decisione è corretta, la gara si preannuncia durissima e le temperature caldissime renderanno sicuramente la tappa ancora più difficile. Sarà importantissimo idratarsi bene e cercare di bagnarsi il più possibile durante la gara per evitare che il corpo si surriscaldi troppo. La suona sveglia come d’abitudine alle ore 5, colazione veloce e poi via in auto fino al Race Village. Devo, prima del via, passare a ritirare la mia bici dagli amici spagnoli del Cannondale ISB Sport che hanno provveduto miracolosamente a riparare il telaio. In inglese chiedo ai gentili meccanici spagnoli di mettere la pressione a 1.05 per la gomma anteriore e 1.25 per la gomma posteriore… capirò durante il giorno che forse l’inglese non è proprio il nostro pezzo forte…
In partenza solito rituale, 6:45 chiamata in griglia, 6:55 presentazione delle prime 10 squadre in generale e alle 7 sparo di partenza accompagnati dall’inno ufficiale della gara Play To Win. Pronti via e si affronta subito una salita durissima. Inutile dire che il ritmo è forsennato come sempre. Io e Ferro decidiamo di salire regolari. Sappiamo che la tappa sarà lunga e sarà resa ancora più dura dalle temperature. In più non siamo riusciti neppure a muovere un po’ le gambe prima del via quindi meglio non esagerare…Dopo pochi minuti passiamo nelle vicinanze di una scuola elementare, tutti i bambini sono in cortile ad incitarci, è bellissimo e fanno un casino pazzesco. Ancora una volta ci rendiamo conto di quanto questo evento sia incredibilmente unico al mondo.
La tappa è stata accorciata nel suo sviluppo chilometrico ma non è stata ridotta dal punto di vista altimetrico. Si susseguono continue salite. Dopo circa 1 ora e mezza siamo in cima ad una salita molto impegnativa. La temperatura è già caldissima. Finalmente inizia un po’ di discesa, ovviamente in bike park. La affronto con calma e lentamente ma senza accorgermene la mia bici scivola fuori dalla prima parabolica. Per evitare di cadere faccio uno sforzo incredibile con i pettorali. Mi spavento di nuovo, non capisco come mai ho rischiato di nuovo di cadere, le costole mi fanno di nuovo male. La discesa continua con un sacco di tornanti. In pratica si perde pendenza ma lentissimamente. Sono continui tornanti con paraboliche mentre tra un tornante e l’altro il sentiero spiana e a volte risale addirittura. A scendere da quella montagna ci mettiamo quasi un’ora. Io ho male alle mani, sono rigido, guido male, non capisco come mai. Arriviamo al water point. Cambiamo le borracce, mi bagno tutto per rinfrescarmi. Inizia la seconda parte della tappa dove è prevista un’altra lunghissima salita. Anche questa salita non finisce mai. Sono continui tornanti, alternati da tratti in piano, piccole discese, di nuovo tornanti, di nuovo tratti in piano e via dicendo. Fa un caldo pazzesco. Mi sento bruciare. Ci saranno più di 40 gradi e la salita è interamente al sole. L’acqua e gli zuccheri in borraccia presi da 40 minuti circa sono già diventati “thè caldo”. Comincio di nuovo a dirmi che no, non ce la posso fare, è troppo dura questa gara, non mi sono preparato bene, come posso pensare di finirla considerato che non sono neppure a metà delle tappe… Cerco di restare concentrato, di godermi la pedalata, e il paesaggio mozzafiato.
Butto giù un altro gel. L’acqua però è finita e gli zuccheri quasi… Finalmente sento e vedo in lontananza un water point. Sento perché tutti i punti assistenza alla Cape Epic sono accompagnati da speakeraggio e musica ad alto volume… Mi fermo. Mi sgolo una borraccia di sali, mi bagno con l’acqua gelata, mi metto in tasca un’altra borraccia. A questo punto mi riprendo improvvisamente.
Guardando la mappa attaccata al mio manubrio capisco che ormai il grosso è fatto. Riprendiamo a spingere bene, Ferro si ferma anche lui ad un altro water point. L’ultima discesa la affrontiamo assieme agli amici Lesothiani della squadra Pump for Peace. Essendo praticamente del posto sono incitatissimi. Facciamo gli ultimi chilometri assieme e alla fine facciamo anche la volata. La tappa è conclusa. Appena passata la finish line James e Megan ci bagnano ininterrottamente per qualche minuto per riportare la temperatura corporea a livelli normali.

La tappa è stata durissima sia per l’altimetria che per il caldo. E’ durata 4 ore ma sono contento perché sono riuscito a gestirmi bene e ad arrivare in spinta nonostante tutto. Non capisco perché però guidavo cosi male allora tocco le gomme. Sono durissime. A questo punto realizzo che forse non mi sono capito con il meccanico spagnolo… io ho detto 1.05, lui ha capito 1.50…oppure per il caldo le gomme hanno aumentato la loro pressione…fatto sta che misuro e la pressione è di 1.50. A questo punto capisco perché la bici era cosi inguidabile… meno male grazie alla forcella Ohlins by Andreani e alle ruote Tabros con canale da 31 mm. non ho patito poi cosi tanto però in ogni caso è stata molto dura per mani e schiena.
Pranzo alla tenda con i soliti piatti tipici e poi via verso casa pensando al recupero e facendo già il conto delle ore a disposizione per poter recuperare più energie possibile.
STAGE 4 – FAIRVIEW / FAIRVIEW

Guardando la mappa e l’altimetria la tappa numero 4 non sembra cosi difficile. Sono 80 km per 1950 metri di D+. L’inizio sembra facile, poi la parte centrale impegnativa e di nuovo il finale facile.
Le temperature dovrebbero essere un po’ più accettabili. Partenza ore 7 come sempre. Gli inizi facili alla Cape possono ingannarti perché ovviamente se vuoi stare davanti rischi di bruciare un sacco di energia. Noi l’abbiamo capito la prima tappa quindi in questa partenza facile decidiamo di fare subito il “gruppetto dei velocisti” tipico delle tappe di montagna delle grandi corse a tappe su strada. La scelta si rivela azzeccata. Pedaliamo regolari in un gruppo di circa 15 corridori facendo molte meno “sfiammate”. Il gruppetto lavora bene e cominciamo a passare squadre che invece hanno voluto partire troppo forte. Pedaliamo bene e cominciamo a passare diverse squadre in difficoltà. Tutto questo ci da morale, continuiamo a spingere bene e a guidare le nostre super BH Lynx con grande divertimento. Dopo circa due ore di gara sentiamo un frastuono pazzesco, urla e tamburi. Non capiamo come mai. Dopo qualche chilometro arriviamo su una strada principale letteralmente invasa da studenti. Fanno un tifo incredibile e sono tutti con la mano verso di noi in attesa di prendere un 5! Ovviamente non li deludiamo e il frastuono, una volta ricevuto il 5, diventa ancora più assordante. Che figata ci diciamo!!! La tappa è bellissima. Si alternano bike park in discesa, bike park in salita, bike park all’interno di vigneti, bike park all’interno di frutteti, bike park nella foresta, bike park in enormi campi. Le nostre BH Lynx volano sui bellissimi sentieri sudafricani e il divertimento è veramente tanto nonostante la fatica. Tra un park e una pump track si arriva alla salita principale di giornata che, dopo aver passato il museo di arte e cultura di Paarl ci porta su un altopiano bellissimo dove si mischiano il giallo e l’arancione del sentiero, con il verde
della vegetazione e il grigio e rosso dei massicci montuosi. Le grandi rocce che sbucano improvvise dalla vegetazione sembrano enormi animali mitologici. Che luoghi eccezionali penso tra me e me! Ormai manca poco, siamo assieme ad una squadra Sudafricana che è tra le prime 20 della generale e che spinge fortissimo. Li teniamo fino all’ultima discesa dove li lasciamo andare.
Gli ultimi 15 km sono di nuovo in piana. Ci raggiungono Cristophe Sauser (che non ha bisogno di presentazioni) e Cory Wallace (6 volte campione del mondo di 24h Mtb categoria solo). Quando si mette davanti tira su anche le pietre. Grazie al loro “passaggio” arriviamo all’arrivo in spinta piena.
La tappa che dentro la mia testa doveva essere facile è durata 3h e 35’. Siamo contenti perché l’abbiamo pedalata bene ma sinceramente speravamo fosse meno dura e meno lunga per avere più energie per la tappa in programma il giorno successivo che da Fairview ci porterà a Lourensford. E’ già ora di “Queen Stage”. Siamo contenti ma anche un po’ emozionati perché sappiamo che il giorno dopo sarà già tempo del tappone più impegnativo di tutta la Cape.
Pranziamo e via verso casa dove dovremo anche fare i bagagli perché dal giorno successivo cambieremo appartamento. La sera faccio la solita video chiamata con la mia famiglia. Sono dall’altra parte del mondo ma è bello poter sentire e vedere mia moglie Sophie e le mie due bimbe Viola e Matilde. Se sono al via della Cape è solo grazie a loro che me l’hanno permesso e che da anni mi permettono sempre con il sorriso di poter seguire la mia grande passione per lo sport in generale. Gliene sarò sempre grato. Sentirle mi fa stare bene e mi fa dormire ancora meglio in attesa della “Queen stage” del giorno successivo.
In realtà per colpa della enorme di quantità di polvere respirata tossisco tutta la notte e devo alzarmi diverse volte per mangiare cucchiaini di miele… i vecchi rimedi della nonna funzionano sempre!!!
STAGE 5 – FAIRVIEW / LOURENSFORD WINE ESTATE

La quinta tappa ci porterà dall’azienda agricola Fairview alla azienda agricola Lourensford Wine Estate situate nelle vicinanze della città posta sull’oceano Atlantico Somerset West. Lourensford Wine Estate è un’azienda vitivinicola enorme e molto elegante. Forse la più elegante di tutte quelle viste. Lo si nota immediatamente dalle enormi distese di prato all’inglese curatissime, dal viale d’ingresso alberato e lastricato, dalle sbarre sempre presidiate dalla vigilanza privata per accedervi. E’ sicuramente la location ideale per le ultime tre tappe e soprattutto per il Gran Finale che, non nascondo, comincio ad intravedere… Ma prima c’è ancora la quinta tappa da percorrere. Il meteo da pioggia tutto il giorno. Fortunatamente, dopo la pioggia intensa del pomeriggio, al nostro classico risveglio delle 5 del mattino non piove. Il tempo è minaccioso ma non piove. Per la prima volta in tutta la Cape la partenza avviene a velocità controllata. La pacchia dura poco perché effettuati i primi 5 chilometri ad andatura turistica si svolta in uno stradone enorme e sterrato e da li inizia la gara. Come al solito si parte a tutta, la velocità è altissima, c’è un po’ meno polvere vista la pioggia caduta il giorno prima ma in compenso ci sono pozzangheroni e tratti di fango da attraversare. Percorriamo i primi 25 km come sempre a medie altissime. Prendiamo gli strappi a più di 450 watt ma siamo tra i più lenti del gruppo. Impressionante come volano e come spingono le prime squadre. La Cape è proprio il tour de France della mtb. Vincere o fare podio o anche solo un piazzamento nei 10 in una tappa vale una stagione, fare un bel piazzamento in generale vale una carriera. Per questo motivo non si scherza mai dall’inizio alla fine. Le squadre italiane tra l’altro stanno volando. I Wilier triestina con Avondetto e Braidot stanno dando gran filo da torcere agli Scott Racing Team con sua maestà Nino Schurter e Filippo Colombo. Fortissimo stanno anche andando i due bikers del Torpado Fsa Kenda Gioele De Cosmo e Jacob Dorigoni sempre nei 10 e in lotta per una top five nella generale.
Poi c’è il sempre presente Samuele Porro che assieme al suo compagno svizzero Stutzman sta collezionando quarti posti in attesa di piazzare la zampata. Anche Riccardo Chiarini del Cannondale ISB sta lottando sempre alla caccia della top ten, sia di tappa che in generale, assieme al suo compagno Peter Pruss. L’italiano Michael Wohlgemuth assieme all’olandese Tim Smeenge dopo una partenza ad altissimi ritmi nelle prime tappe, sta invece un po’ patendo, ma tiene duro per arrivare fino all’arrivo.
Dopo la prima parte pianeggiante iniziano le salite. Spettacolari come sempre, a tornanti e su sentieri curatissimi in single track. La natura è eccezionale, lussureggiante, gli odori incredibili, speziati e particolari mai sentiti nel vecchio continente. Il percorso è un susseguirsi di single track, di bike park, di pump track. E’ veramente incredibile di come ogni tanto dal nulla ci si trovi improvvisamente in una pump track oppure in un bike park oppure in un single track curato perfettamente per la mtb. Quando trovi questi sentieri cosi curati per le mtb il più delle volte è perché sei all’interno di un’azienda agricola. Durante le corse a tappe ho sempre molto tempo per pensare. Penso al fatto che in Sudafrica hanno trovato un ottimo modo per far convivere agricoltura e mountainbike. Immagino che siano gli stessi proprietari terrieri a preparare questi bellissimi percorsi che attraversano le loro proprietà e che, una volta preparati e messi in ordine i sentieri, siano gli stessi agricoltori a vendere il passaggio sul loro ‘sentiero’ ai bikers. Penso a che sarebbe bello fosse così anche in Italia. Chi è organizzatore invece sa bene a volte quanti problemi e difficoltà per far passare le nostre gare di mtb su terreni privati nonostante la cura e la
manutenzione che diamo al sentiero per renderne possibile il passaggio…
La gara continua, il percorso è bellissimo. Passiamo nelle vicinanze di Stellenbosch e della sua università. Passiamo sui sentieri che nel 2013 ospitarono i campionati del mondo di XCO. Pedaliamo bene. Concentrati e tranquilli. Passiamo diverse coppie in difficoltà. Ogni 40’ buttiamo giù un gel, ogni ora e mezza circa cambiamo borraccia. Cerchiamo di restare idratati e di alimentarci bene. Arriviamo all’ultima ora di gara e c’è una salita devastante da fare. Sarà al 25% fisso e su strada sterrata smossa, durissima soprattutto perché a fine tappa. Quando sembra finita si gira la curva e c’è ancora un pezzo. Vediamo finalmente la cima e dico a Ferro “oh più su di lì non si può mica andare, siamo sulla luna tra un po’”. Inizia la discesa e gli dico dai che è praticamente tutta discesa fino alla fine. Da circa un’ora si è messo a piovere con insistenza. La discesa scorre veloce e in pochi minuti raggiungiamo il traguardo.

La “Queen stage” è superata, abbiamo pedalato bene e guadagnato ancora qualche posizione in generale. Ci sono coppie più in difficoltà di noi. Mancano ancora due tappe, intravediamo sempre di più la fine. Consegno la mia bici come d’abitudine al bike wash dell’organizzazione e vado immediatamente nella recovery zone a mangiare un po’ di lasagne con pollo e formaggio. L’importante è mangiare e alimentarsi. Il buon recupero inizia da lì. Al pomeriggio in appartamento vedo un reel postato sulla pagina ufficiale della Cape di un biker senza una gamba che affronta l’ultima durissima salita. Resto ammirato da quanto la tenacia e la volontà ti possano portare lontano. Basta volerlo. Chapeau.

To be continued…
(Max Alloi)
Fonte: solobike.it