Absa Cape Epic 2025: The Untamed Race. Un racconto di Pippo Lamastra – Gran finale
The Absa Cape Epic or the Cape Epic, founded by Kevin Vermaak is an annual mountain bike stage race held in the Western Cape, South Africa. First staged in 2004, it has been accredited as hors catégorie by the Union Cycliste Internationale. The eight day race consists of a prologue and seven stages, and typically covers more than 680 km (420 mi) with some 16,900 m (55,400 ft) of climbing. Professional mountain bikers from around the world encompassing up to 650 teams compete in teams of two. To qualify for a finish, teams have to stay together for the duration of the race. The race is also open to amateurs, who enter a lottery in order to gain a slot. The times taken to finish each stage are aggregated to determine the overall winning team in each category at the end of the race. The course changes every year, but the race has always taken place in the Western Cape. The race was acquired by The Ironman Group in August 2016. Advance Publications bought The Ironman Group in March 2020.
L’Absa Cape Epic o Cape Epic, fondata da Kevin Vermaak, è una gara annuale di mountain bike a tappe che si tiene nel Capo Occidentale, in Sudafrica. Organizzata per la prima volta nel 2004, è stata accreditata come hors catégorie dall’Union Cycliste Internationale. La gara di otto giorni è composta da un prologo e sette tappe e in genere copre più di 680 km (420 miglia) con circa 16.900 m (55.400 piedi) di salita. I ciclisti professionisti di mountain bike provenienti da tutto il mondo, che comprendono fino a 650 squadre, competono in squadre da due. Per qualificarsi per un traguardo, le squadre devono rimanere insieme per tutta la durata della gara. La gara è aperta anche ai dilettanti, che partecipano a una lotteria per ottenere un posto. I tempi impiegati per completare ogni tappa vengono sommati per determinare la squadra vincitrice complessiva in ogni categoria alla fine della gara. Il percorso cambia ogni anno, ma la gara si è sempre svolta nel Western Cape. La gara è stata acquisita da The Ironman Group nell’agosto 2016. Advance Publications ha acquistato The Ironman Group nel marzo 2020.
Siamo ormai quasi giunti alla fine del mio racconto e della mia Cape Epic e non potevo non concludere con una premessa tecnica presa da Wikipedia e descrittiva della Cape. In sintesi: gara a tappe, internazionale, hors categorie, per professionisti, aperta anche agli amatori, a coppie che devono pedalare assieme per tutte le tappe e mai ad una distanza superiore ai due minuti tra loro, percorso da un prologo + 7 tappe con sviluppo complessivo di 680 km e 16900 metri di D+.
In pochissime parole: la gara delle gare della mountain – bike mondiale!
Dicevamo che eravamo ormai quasi al termine, mancavano ancora due tappe e ci avviavamo verso il…Gran Finale
STAGE 6 – LOURENSFORD WINE ESTATE / LOURENSFORD WINE ESTATE
La “Queen Stage” è alle spalle. Sono state quasi 5 ore di mountain bike vera e pura concluse anche sotto l’acqua. Le nostre mtb BH Lynx necessitano di un po’ di cura. Non vogliamo rischiare intoppi meccanici, ormai abbiamo superato la metà della corsa, intravediamo la fine e non vogliamo beffe o fregature dovute da noie meccaniche. Per questo motivo portiamo le nostre due BH Lynx all’assistenza tecnica per far ingrassare un po’ i vari cuscinetti, sostituire le pastiglie ed aggiungere il fondamentale liquido anti foratura nei nostri pneumatici Pirelli data l’enorme quantità di spine che troviamo ogni giorno lungo i percorsi. Come già scritto manca poco ormai, la metà della corsa è ampiamente superata ma la Cape non è ancora finita. Mancano due tappe ancora e la tappa numero 6 non si preannuncia per nulla facile.
In programma sono 87 km e 2.550 metri di D+. In pratica pochi chilometri e un paio di metri di di dislivello in meno del “tappone” del giorno prima. Siamo comunque ottimisti. Sarà perché è la penultima tappa, sarà perché abbiamo passato il metà gara, sarà perché il nostro fisico si è adattato alle faticate, sarà perché ci sentiamo tutto sommato bene. Non so il motivo ma in ogni caso ci avviciniamo alla tappa senza particolari preoccupazioni. La sera prima come di consueto prepariamo le borracce. Una per partire e tre per le feed zone, con 6 gel da suddividere così. tre nelle tasche e tre attaccati alle borracce. Ma ecco il primo colpo di scena. Per la stage 6 è prevista una sola assistenza tecnica al 38° km e due water point dell’organizzazione. Troppo poco per una tappa che si preannuncia di almeno 4 ore e mezza. Decidiamo quindi di preparare il nostro Hydro Bag Uswe per evitare di restare a secco di acqua. I gel invece ce li infiliamo tutti nelle tasche. Sono quasi le 22 ed è ora di andare a letto.
Al mattino dopo facciamo la nostra solita colazione leggera. La mia nello specifico a base di thé caldo, ouma biscuit (dei biscottoni sudafricani secchi super energetici e pieni di burro), frutta secca e haribo. Partiamo dall’appartamento, io euforico e carico perché vedo la fine, Ferro raffreddato e spento, mezzo addormentato. Arriviamo al race village. I prati eleganti dell’ azienda vitivinicola si sono trasformati in pantano e ruscelli di fango. A 30 minuti dal via smette finalmente di piovere. Sembra che il tempo si voglia alzare. Prima del via scambio due parole con Simone Avondetto che sta letteralmente volando in gara assieme al suo compagno Luca Braidot e gli dico “dai forza, fategli vedere a questi svizzeri!!!”
E’ ora del via. I primi chilometri sono su asfalto. Il ritmo è pauroso. Per stare a ruota del gruppo dei primi servono più di 400 watt. Troppo forte, ci stacchiamo un po’. A questo punto ci passa un olandese, a stargli a ruota in piano vedo sul mio misuratore 380, 390 watt. Mi chiedo ma chi è questo che mena cosi forte e con cosi facilità. Arrivati a casa scopriremo trattarsi dell’ex professionista olandese Jhonny Hoogerland famoso tra le altre cose per essere caduto nel filo spinato ad una tappa del Tour de France di diversi anni fa ed essere arrivato al traguardo tutto in sangue.
Finalmente inizia la salita e possiamo salire con il nostro passo. La prima salita è lunghissima, dura più di un’ora e come al solito intervallata da discese e tratti in bike park. Si mette a piovere con intensità dal forte al modesto passando per il moderato e poi di nuovo il forte. Il terreno più che fangoso diventa colloso. Non si va avanti, in più i tratti di sentiero sono molti e quando non è colloso il terreno diventa pietroso. In poche parole la bici non scorre. Le medie alte dei giorni precedenti sono un ricordo. A fare i primi 20 km ci mettiamo quasi un’ora e mezza… meno male dopo circa 30 km la tappa diventa un po’ più scorrevole. Continua a piovere. Ferro comincia a faticare un po’, non spinge bene come i giorni prima, patisce il terreno e probabilmente è un po’ “vuoto” di energia dal tappone del giorno precedente non essendo riuscito ad alimentarsi bene appena giunto al traguardo. Dopo una parte un po’ più scorrevole affrontata con Cristophe Sauser e Cory Wallace giungiamo sulla parte finale della tappa che come la parte iniziale è dura impestata per altimetria e terreno. Anche un campione come Sauser patisce e si stacca da noi. Noi fatichiamo, soprattutto Ferro ma tiene botta al meglio che può. La tappa non finisce più, dopo 4 ore e mezza non siamo ancora arrivati… Finalmente vediamo il cartello degli ultimi 5 km, ancora una salita e poi finalmente si scende. Urlo a Ferro di tenere duro, lui non sente e allora urlo più forte e gli dico “dai dai che è finita, tieni duroooo, tieni duroooo, vai che prendiamo quella coppia di sudafricani che è più scoppiata di noi”. Lui si mette a ridere. E’ fatta dai, mancano 3 km, poi 1 km… Arrivo finalmente, dopo 4 ore e 45 minuti. La tappa è stata dura quanto il tappone del giorno prima se non più dura vista l’incessante pioggia. Arrivano tutti disfatti, quasi in lacrime. Io rido non perché non sia disfatto ma perché è una reazione diversa alla stessa situazione. C’è chi piange, chi soffre, chi ride, chi fa smorfie. E poi c’è chi ride per non piangere. Ecco quello sono io.

STAGE 7 – GRAN FINALE
Non mi sembra vero ma siamo arrivati al Gran Finale, l’ultima tappa. In programma 64 km e 2100 metri di dislivello. Il pomeriggio prima abbiamo cercato di recuperare più energie possibile. La tappa è stata devastante sia per il percorso che per le condizioni meteo. Abbiamo bisogno di recuperare anche perché il venerdì a causa del trasferimento abbiamo riposato poco e il sabato infatti qualcosa abbiamo pagato. Manca solo più una tappa. Il più è fatto ma non abbiamo ancora fatto niente. Sistemiamo e facciamo nuovamente ingrassare le bici onde evitare spiacevoli sorprese. La sera alle 22 siamo a letto. Ultima notte di pre gara. Mi metto giù e dopo pochi minuti mi rialzo dicendo “quello stordito di Ferro ha lasciato l’acqua della doccia accesa”. Mi alzo per andare in bagno a controllare ma è tutto chiuso… realizzo allora che quel rumore di acqua è la pioggia fuori che sta scendendo in maniera decisa. Continuerà cosi tutta la notte. Al nostro risveglio al mattino il tempo è grigio e pioviggina. Ci diciamo questa Cape ce la vogliono proprio fare sudare. Il race village è un pantano unico. Montiamo le bici e partiamo per il riscaldamento. Dopo pochi minuti incontriamo Jacob Dorigoni che ci avvisa: partenza ritardata alle 10:30 e tappa accorciata a 40 km e 1050 metri di D+. Sinceramente non sono molto dispiaciuto, anzi, sento il traguardo avvicinarsi in maniera importante. Torniamo all’auto e andiamo ad un chiosco a bere un caffè e mangiare un banana bread in attesa della nuova partenza. Torniamo al race village. E’ il giorno del Gran Finale. E’ uscito finalmente il sole. La quantità di pubblico presente è da pelle d’oca. Assiepati alle transenne almeno 5,6 file di spettatori attendono il momento dello start lungo i primi 500 metri di percorso necessari ad uscire dal prato della partenza. Poi a sinistra una tribuna gremita di persone e a destra la solita gigantesca area vip piena zeppa di persone.

Solito rituale di partenza: chiamata in griglia, presentazione delle squadre, inno ufficiale, sparo di partenza. Oggi i nostri italiani della Wilier, Avondetto e Braidot si giocano la generale avendo solo 32 secondi di distacco. Da buoni italiani tifiamo per loro. Pronti via e si esce a velocità altissima fuori dal prato incitati ad altissimo volume dal pubblico presente, Prendiamo la prima parte di asfalto e il ritmo è pazzesco e incredibile. Io sento un po’ le gambe molli e cerco di non esagerare troppo per non fare danni. La tappa prosegue veloce. Più che mtb sembra una gara di Gravel. Si pedala quasi sempre su strade larghe ad alto ritmo. I sentieri sono pochi. Io e Ferro pedaliamo bene nel nostro gruppo attorno alla 30 esima posizione. Finiamo in crescendo riuscendo ad avvantaggiarci di qualche secondo sul nostro gruppetto per gli ultimi chilometri. Arriva l’ultimo chilometro, urlo a Ferro “vai che è fatta, è finita!”. Entriamo nel prato e sentiamo solo applausi. Tutti si sporgono dalle transenne per prendere il 5 anche da noi. Ovviamente non li deludiamo. Ecco il rettilineo finale, ci abbracciamo pedalando, ci battiamo forti colpe sulle spalle, è fatta ormai, la Cape l’abbiamo portata a casa, esulto come se avessi vinto… faccio bene perché ho vinto, chiunque passa quel traguardo può tranquillamente dire di aver vinto. Ha vinto contro la fatica, contro le cadute, contro le noie meccaniche, contro la paura di non farcela, contro la vocina che a volte ti dice non ce la farai mai, contro le distrazioni, contro le perdite di concentrazione, contro i pericoli e contro tutte quelle cose che se non siamo in grado di battere con le nostre forze ci portano a fallire. Passata la finish line scattiamo le foto con James e con Megan e ci abbracciamo tutti perché siamo stati una super squadra capace di aiutarci e di supportarci sempre. Consegniamo per l’ultima volta la bici al bike wash e veniamo accompagnati con un percorso obbligato verso un capannone enorme. Prima di entrarvi c’è il pannello per le foto finali, poi si entra e un sacco di ragazzi fanno un frastuono pazzesco all’ingresso di ogni squadra. Battiamo il 5 a tutti e ci consegnano la medaglia e la maglietta di finishers. Altro pannello per le foto e poi via verso la recovery zone.

La Cape è finita, l’abbiamo finita. Mi siedo sui divanetti e dico: “Ferro io questa Cape, adesso te lo posso dire, l’ho fatta 80% di testa, 20% di gambe, più ci penso più mi rendo conto che l’ho fatta più di testa che di gambe” Lui mi risponde: “hai ragione, ma sapevo dall’inizio che non avresti mollato”.
A questo punto capisco che la Cape Epic si fa con le gambe ma si finisce con la testa, vale per tutti, non solo per me!

Mi lascio andare sui divanetti e mi viene un sonno terribile, l’adrenalina della gara è finita, mi sto spegnendo…mangio un po’ e ci prepariamo per tornare verso casa. Prima di entrare in appartamento voliamo in spiaggia, metto i piedi nell’Oceano e in pochi secondi sono completamente in acqua… che spettacolo, ci voleva!!!
Al pomeriggio cominciamo a preparare i bagagli e ci prepariamo per la stage 9.
STAGE 9 / AFTERPARTY
Alle ore 19 siamo in una bellissima tenuta agricola vicino a Stellenbosch, il Blauwklippen. In programma la stage 9, la festa finale. Ci sono un sacco di bikers. E’ un bellissimo momento. Messi da parte casco, occhiali, scarpette, completino e mtb siamo tutti diversi e quasi non ci riconosciamo. Ci riconosciamo dicendo “ah tu sei quello con la Bh” oppure “ah tu sei quello con la divisa gialla” e via dicendo. E’ il terzo tempo della Cape Epic. Si mangia, si beve e si festeggia raccontandosi assieme questi bellissimi otto giorni passati assieme. La comunità della mountain bike è bellissima. Piano piano arrivano tutti. Ci sono amatori, professionisti, grandi campioni, accompagnatori, meccanici e tifosi. Tutti assieme accomunati dalla grande passione per la mtb e per la Cape Epic. Le persone sudafricane con cui parlo restano stupite e ci fanno grandi complimenti quando vengono a sapere che abbiamo finito la Cape al nostro primo tentativo. Sanno della durezza della gara e di quanto sia complicata per un motivo e per un altro. Le ore passano, si va a ballare, arrivano Luca Braidot e Simone Avondetto e mi complimento con loro per la super gara che hanno fatto. Gli è sfuggita la vittoria nella generale ma ci hanno provato fino alla fine e sono stati fortissimi. Adoro l’umiltà di questi due nostri grandi campioni, umiltà che li ha portati in alto e sempre più in alto li porterà. Con Luca scherzo dicendogli che deve offrirmi da bere perché io rispetto a lui ho fatto una tappa in più considerato il distacco finale. Si mette a ridere e pensiamo anche a tutti gli amatori che la finiscono con altroché una tappa in più…nel ciclismo chi arriva dopo fa sempre più fatica e merita sempre grande rispetto. Grande verità. Arriva anche sua maestà Nino Schurter che offre un Gin Tonic ai suoi avversari e non solo. Si balla nonostante le gambe stanche e rigide… ma i Gin Tonic si sa fanno miracoli. Hans Becking si infila la bandiera della Cape Epic e vaga per la pista a mo’ di fantasma. Che festa, che risate, che bellezza lo sport!
Arriva mezza notte, anche la festa è finita. Si torna a casa.

Il giorno dopo visitiamo Stellenbosch, cittadina universitaria molto bella ed elegante.
E’ tempo dei saluti. Salutiamo e ringraziamo Megan e James per il grande lavoro fatto e per i bei giorni passati assieme. Oltre al rapporto lavorativo gli dico abbiamo instaurato un rapporto di amicizia. Sono, siamo felici di questo. E’ ora di andare verso l’aeroporto, è ora di partire per fare rientro in Europa, a casa, di tornare dalla mia famiglia che non vedo l’ora di riabbracciare.
L’aereo decolla, metto le cuffie per la musica e i ricordi della Cape affiorano in me e mi accompagnano in un bellissimo sonno ristoratore…

Cape epic, the Untamed Race, hai preso il mio cuore.
(Max Alloi)
Fonte: solobike.it