Absa Cape Epic 2025: The Untamed Race. Un racconto di Pippo Lamastra – 1^ parte
“L’Absa Cape Epic è conosciuta come la gara a tappe più dura del mondo. Selvaggia e ampia, a volte inospitale e altre volte dalla bellezza impressionante, la regione del Capo Occidentale in Sudafrica sfida e sorprende tutti coloro che affrontano i suoi sentieri mai battuti”.
Ecco una delle descrizioni che ho trovato gironzolando sul web non sapendo come iniziare il mio pezzo sulla Cape Epic 2025… direi che non c’è descrizione più azzeccata, soprattutto ora che l’ho fatta e che l’ho vista con i miei occhi e pedalata con le mie gambe…
Con queste mie righe vorrei raccontarvi la mia Cape Epic raccontandovi le emozioni che ho vissuto in queste due ultime settimane sudafricane che difficilmente dimenticherò.
“Ciao Pippo, ci racconti la tua Epic?” Mi scrive così Max Alloi ieri martedì 25 marzo appena atterrato a Malpensa. Certo, volentieri…e cosi inizia il mio racconto…
La mia Epic inizia a fine ottobre del 2024. Dopo aver partecipato a tutte le altre Epic Series (Andorra Epic, Four Island, Swiss Epic) io e Simone Ferrero decidiamo che è arrivato il momento di provare a partecipare alla regina delle Epic Series, la Cape Epic. Comincio a prendere contatti con altri biker stranieri chiedendo informazioni e dettagli in particolare modo a Bazile Allard, biker élite fracese da noi conosciuto in altre Epic Series. Mi risponde immediatamente scrivendomi che è un’esperienza eccezionale, assolutamente da fare e mi gira contatto del ragazzo sudafricano -James Allan – che li aveva aiutati a lui e al suo compagno di squadra (Remy Groslambert) nell’edizione del 2024.
Durante una sonnacchiosa mattinata nei corridoi del Tribunale di Aosta ad attendere il mio turno per un’udienza ricevo via whatsapp risposta da James. Mi spiega che è disponibile a supportarci e ad aiutarci nei giorni dell’evento trovandoci una persona che potrà cucinare, fare la spesa, guidare l’auto nei giorni di trasferimento, passarci le borracce alle assistenze, farci i massaggi e tutto quanto necessario perché noi possiamo concentrarsi il più possibile solo sulla gara. La persona individuata sarà Megan Kunneke, la sua fidanzata, una ragazza eccezionale che ci supporterà durante tutti i giorni con grande entusiasmo, professionalità e simpatia.
Posso dire che da quella mattina la ‘pallina’ Absa Cape Epic 2025 ha iniziato a correre e correre sempre di più e sempre più veloce travolgendo lentamente tutto fino a…
TAPPA 0 – COGNE – CAPE TOWN

Mercoledì 13 marzo è il giorno della partenza. I bagagli sono pronti, le bici sono pronte. Io e Simone Ferrero ci troviamo a Milano Malpensa pronti a imbarcarci sul volo direzione Cape Town. Fa strano. Nell’inverno più invernale di sempre (almeno in Valle d’Aosta) ho pedalato meno del solito. Mi sono allenato certo, ho fatto l’intera stagione di Winter Triathlon, l’italiano di Duathlon Cross, qualche gara di sci di fondo e il tutto con eccellenti risultati. La mia nuova BH Lynx l’ho usata però veramente poco, i chilometri nelle gambe sono pochissimi, tre giorni prima di partire a casa mia nevicava e sono uscito per allenarmi con gli sci da fondo anziché con la mtb… Ma non importa, sono dettagli quelli. Mi sento pronto e carico per quest’avventura. Dopo un viaggio di quasi un giorno raggiungiamo Cape Town. Usciti dall’aeroporto con i nostri pantaloni lunghi e le nostre giacche a vento ci guardano tutti in modo strano e realizziamo immediatamente che siamo stati catapultati non solo dall’altra parte del mondo ma anche completamente in un’altra stagione. In Sudafrica è fine estate, a casa nostra è fine inverno. Lo sbalzo termico è di almeno 25/30 gradi. Ritiriamo la macchina al noleggio e ci dirigiamo verso Durbanville, luogo del primo appartamento. Megan e James sono già li ad aspettarci. Saranno loro a supportarci durante i giorni della gara in tutto e per tutto. Dal fare la spesa a cucinare passando per i massaggi e l’assistenza idrica durante le gare. Rimaniamo subito colpiti dall’entusiasmo e dalla gentilezza dei due ragazzi. James seguirà una squadra francese (Pierre Billaud e Theo Dupras) mentre Megan seguirà direttamente noi. I giorni successivi passano veloci tra sistemazione delle bici dopo il lungo viaggio, allenamento facile del venerdì e prova del percorso del pro logo del sabato. Ci rendiamo subito conto che il caldo durante le ore centrali del giorni è davvero importante. I paesaggi però ci lasciano già a bocca aperta pur non avendo visto ancora niente…

PROLOGUE – MERENDAAL / MERENDAAL
12:34 partenza numero 36: Simone Ferrero – Giuseppe Domenico Lamastra.

Merendaal è un azienda agricola specializzata in vino enorme e molto elegante. Il Race Village è spaventosamente grande. C’è la ining tent, l’athletes lounge, la rider tent, la vip area, il bike parking, il bike wash, la recovery zone, l’ospedale da campo, la zona delle tende, la zona dei camper etc etc e intorno tutti i prati sono invasi da auto. E’ domenica e c’è un sacco di gente.

Ci sono stand espositivi, aree di somministrazione di cibo, giochi per i bambini, fondazioni di beneficenza attive a fare promozione e tutto quanto si confà ad un grande evento internazionale. E’ pieno di pubblico. Famiglie, giovani, ciclisti, semplici curiosi… c’è veramente tutto. E poi ovviamente c’è la pedana di partenza e la zona di arrivo. Incredibilmente grande, tutto è gigantesco, grande, maestoso. E poi c’è la TV. L’elicottero è sempre li, lo senti volare tutto il girono, le riprese sono incredibili. Tutti a Cape Town parlano della Cape Epic. L’evento lo si avverte sin da subito è mediaticamente seguito a livelli inimmaginabili rispetto a quanto siamo abituati. Gareggio da tantissimi anni, ho partecipato a campionati del mondo, campionati europei, prove di coppa del mondo, alle più blasonate gare internazionali ma a pochi minuti dal via nonostante tutta l’esperienza avverto l’emozione di essere al via ad un evento più che speciale unico al mondo.
Partiamo per il pro logo incitati dallo speaker e dal folto pubblico a bordo pista. Il tracciato parte subito in salita, poi segue una discesa veloce, una parte pianeggiante e sul finale di nuovo una parte mossa. Sono ‘solo’ 26 km con 750 metri di D+ e già si capisce cosa vedremo nei prossimi giorni… Caldo, polvere, tratti velocissimi su strade agricole, improvvisi sentieri costruiti appositamente per le mtb sia in salita che in discesa. Il pubblico a bordo pista è pazzesco lungo tutto il tracciato. Incitano tutti con grandissimo entusiasmo e con molto rumore. Chiudiamo la nostra prova al 37° posto dopo 1 ora e 9 minuti. Il caldo si è fatto sentire ma siamo gasati, ci siamo divertiti e abbiamo pedalato bene senza problemi. Solo divertimento ma il ‘bello’ deve ancora iniziare…
STAGE 1 – MERENDAAL / MERENDAAL
Il prologo è alle spalle, è stato un divertimento, un gioco. Da lunedì si inizia a fare sul serio. E’ prevista una tappa da 92 km e 2750 m di dislivello positivo. La sveglia suona presto, alle 5 del mattino, la partenza è fissata alle ore 7. Un abitudine capiamo per i Sudafricani quella di svegliarsi presto, abitudine che io ahimè non prenderò mai…Raggiungiamo il luogo di partenza che è ancora buio. Per scaldarsi servirebbero le luci, noi non le abbiamo, aspettiamo qualche minuto e comincia ad albeggiare. Il riscaldamento mentre sta albeggiando ha un qualcosa di veramente magico. Alle 6:45 la chiamata in griglia, alle 6:55 chiamata delle prime 10 squadre in generale e poi fino alle 7 attesa dello sparo accompagnato dall’inno ufficiale della Cape Epic 2025 la canzone Play To Win di Oh the Larceny che credo resterà in testa per molto tempo a tutti i 2000 partecipanti alla Cape.
Ecco lo sparo. La partenza è pazzesca, sembra la partenza di un XC di coppa del mondo più che di una Marathon, prima tappa della corsa a tappe di mtb più dura al mondo. Dopo 200 metri si esce dal prato e si alza una polvere incredibile, non si vede più nulla, ogni tanto si sente qualche brusca frenata, qualche rumore di cadute o di cambiate improvvise. Il ritmo è pazzesco, chiunque ti passi spinge a velocità pazzesca. E’ l’alba e abbiamo il sole dritto negli occhi, si vede davvero poco ma nonostante tutto questo nessuno sembra intenzionato a mollare un po’ il gas anzi tutti cercano di passarti per guadagnare posizioni. Dopo 10 km in un tratto polveroso e con poca visibilità cado. La botta è forte, in pochissimi secondi mi rialzo e raggiungo Ferro e gli dico tutto ok tranquillo. In realtà non sento un braccio e mi fanno male le costole a sinistra. Mi guardo le ferite ma non vedo sangue, mi dico ma dai non è nulla. La tappa continua a ritmi pazzeschi. Voliamo a quasi 30 di media – e non siamo in testa ovviamente – attraversando enormi campi agricoli. Le enormi proprietà terriere sono interamente cintate e per poterle attraversare in bicicletta costruiscono dei ponti in legno sopra le recinzioni. Sui ponti ovviamente si passa uno alla volta e si vengono quindi a creare degli elastici pazzeschi. Dopo un’ora a questi ritmi io e Ferro capiamo che dobbiamo assolutamente rallentare. Molliamo il tiro, prendiamo finalmente il nostro ritmo. La tappa diventa più impegnativa dal punto di vista altimetrico. Si sale su tutte le colline che circondano Cape Town e dalle quali in antichità si sparavano colpi di cannone per avvertire i proprietari dei terreni antistanti dell’arrivo di invasioni dal mare. Si alternano tratti di salita ripidissimi, bike park in salita di cui faremo preso abitudine con continui tornanti a pendenze abbordabili, bike park in discesa e tratti veloci su strade agricole. Dopo 3 di gara improvvisamente entro in riserva rossa piena. Dico a Ferro che se voglio arrivare al traguardo devo per forza fermarmi ad un ristoro. Al 70 esimo chilometro mi fermo al ristoro e faccio il pieno di Haribo e prendo altre borracce oltre a quelle che ci ha appena passato Megan. Mancano 20 km, è ancora lunga ma tengo duro e riesco ad arrivare all’arrivo riprendendomi un poco. La tappa è stata durissima, nella parte finale faceva anche un caldo pazzesco. Mi fanno male le costole, il telaio nella caduta si è danneggiato ed il carro pur non essendo completamente spezzato è crepato in più punti a causa della caduta. Sono preoccupato. Penso che ho preso decisamente la Cape sotto gamba ma non posso mollare, non fa parte della mia attitudine sportiva. Il pomeriggio mi riposo. Megan durante il messaggio mi dice “che devo finire la gara” che all’inizio è inutile stressarsi per cercare di stare davanti che dobbiamo gestirci bene e che in quegli inizi concitati c’è il rischio di farsi male e buttare via tutto. Mi riprendo un po’, il giorno dopo è prevista una crono da 66 km con poco dislivello. Dico a Ferro che è l’occasione per me per recuperare un po’ le energie stando alla sua ruota…

STAGE 2 – MERENDAAL / FAIRVIEW

E’ il giorno del Time Trial da 66 km e 950 metri di dislivello positivo. Da Merendaal, azienda vitivinicola di Durbanville che ha ospitato il prologo le prime tre tappe si andrà a Fairview azienda agricola famosa per i suoi formaggi e vicina alla città di Paarl. A partire per primi in ordine invertito rispetto alla classifica generale saranno i pro team, poi a seguire le donne e dalle 11 le squadre degli amatori e dei master. Io e Ferro abbiamo la partenza alle 6:57. La sveglia è alle 5 come per il giorno prima e come diventerà abitudine i giorni successivi. Prima del via passo all’assistenza bike degli amici spagnoli del Cannondale Asic che con nastro isolante e due levette leva gomme mi hanno sistemato il telaio alla buona con impegno di ripararlo al meglio il pomeriggio stesso. La giornata è già caldissima, durante il riscaldamento fa già un caldo ‘africano’. Mentre faccio riscaldamento non posso non tirare fuori il telefono per fare una foto, i colori dell’alba sono incredibili. Partiamo per la nostra cronometro con l’obiettivo di andare regolari sfruttando la tappa per recuperare anche un po’ le forze considerato quanto da me passato nella tappa precedente e quanto ancora da fare nei giorni successivi. La tappa è prevalentemente pianeggiante ed attraversa enormi distese agricole nella prima parte per poi farsi più tecnica e movimentata nella parte finale. La media oraria resta sempre intorno ai 27 km/h e per la mtb cui siamo abituati noi è davvero tanto.

Per quanto facile la tappa è bellissima. I colori sono eccezionali, Si alterna il giallo bruciato dei campi con il rosso dei massicci montuosi cui ci avviciniamo passando per il blu del cielo ed il verde scuro degli alberi a grande fusto tipicamente africani. E’ una tappa molto ‘africa’ come dichiarerò nell’intervista appena dopo l’arrivo. La chiudiamo in spinta, io sento di aver recuperato le forze dal giorno prima riacquisto un po’ di fiducia per le tappe dei giorni successivi. Appena passato il traguardo porto la mia bici danneggiata a far riparare e poi via verso casa per iniziare il solito fondamentale recupero in vista delle tappe successive…

E la storia continua…
(Max Alloi)
Fonte: solobike.it