Gaes Pilgrim Race 2018, 5 e 6
Arriviamo ad Astorga in autobus da Sahagun verso le 20 e 30, e ceniamo un po’ in ritardo, perché prima sistemiamo le bici e prepariamo le tende per la notte nell’area verde antistante il Palasport. Nella serata è d’obbligo un giro per questa cittadina, piccola sì, ma ricca di un patrimonio architettonico incredibile, a partire dalla stupenda Cattedrale e dal palazzo vescovile firmato da Gaudì: fu nel Medioevo che divenne un’importante tappa del Camino de Santiago nel tratto fra León e Ponferrada, quando cominciò a collegare la via di pellegrinaggio proveniente dal sud, la Vìa de la Plata, al Cammino francese. Sicuramente avrebbe meritato di essere vista con più attenzione.
La tappa Astorga – Vilamartin de Valdeorras prevedeva 120 km per 2355 metri di dislivello positivo e 2867 negativo, con alcuni tratti che avrebbero sicuramente affaticato ulteriormente le nostre gambe. I primi 30 km sono tutti in salita, e portano alla Cruz de Ferro, dove molti si fermano per scattare una foto: da oggi ognuno può gestire i suoi tempi ed il suo passo come preferisce. La lunga e veloce discesa porta verso Molinaseca ed il suo bellissimo ponte romano, su cui si affaccia una spiaggia fluviale che invita a fare una pausa. Intorno al sessantacinquesimo km c’è il secondo ristoro: lungo la strada intravediamo il Castello di Cornatel, arroccato sulla collina, e Las Medulas, sito di estrazione aurea, oggi patrimonio Unisco, sfruttato dall’impero romano. Lo spettacolari paesaggio deriva della Ruina Montium, una tecnica mineraria che consisteva nella perforazione della montagna e nella successiva introduzione di grandi quantità d’acqua che praticamente spingevano verso il basso la montagna. La seconda metà di gara è un continuo saliscendi, su fondo a volte compatto, a volte più morbido, ma il dislivello c’è tutto, e anche le temperature si alzano rispetto al mattino.
A venti km dalla fine, nella frazione di Quereño, ci aspetta un momento di fiesta: Tres Lunas Race ci offre birra fresca, empanadas e dolci locali: come resistere? Proseguiamo con tranquillità verso Vilamartin de Valdeorras, dove il campo è situato sulle rive del fiume Sil. Il Consorzio dei Viticultori del luogo prepara una serata in nostro onore, al ritmo di tamburi e canti popolari. Dopo una cena eccellente tutta a base di riso partecipiamo al rituale della “queimada”, una bevanda tipica della Galizia preparata con una base di acquavite e assaporata in una cerimonia che allontanerà le streghe e gli spiriti della notte.
La mattina seguente siamo pronti a partire per Chantada; dobbiamo percorrere 93 km per 1800 metri di dislivello positivo e 1800 negativo, che si preannunciano piuttosto impegnativi, ma la bellezza dei paesaggi sicuramente mitigherà la sensazione di fatica. Nel primo tratto ci disperdiamo nelle valli interne, allontanandoci dalla strada che collegherebbe direttamente le due località, e facciamo molti tratti senza incontrare nessuno. Percorriamo la Ribeira Sacra, uno delle dieci zone più belle della Galizia, caratterizzata da vigneti a picco e dal Canyon mozzafiato creato dal fiume Sil, che scava la montagna in una zona dall’orografia piuttosto complessa. Percorriamo tratti della strada romana di Belesar, incontriamo come al solito piccole chiese molto belle, capitelli, costruzioni votive che ricordano il nostro ruolo di bicipellegrini. A volte non è facile trovare la strada, ovviamente le indicazioni sono meglio visibili a piedi, ed in alcuni tratti la costruzione delle vie di grande comunicazione rende difficile l’interpretazione del percorso. Siamo consapevoli che il pellegrino si può anche perdere, con pazienza torna sui suoi passi e riprende il suo viaggio. Anche questa tappa non scherza quanto a impegno. Tutto un susseguirsi di brevi salite e altrettanto brevi discese, spesso su fondo appesantito dalle brevi e frequenti piogge. La Galizia è regione dal clima imprevedibile, ma nasconde un fascino inaspettato. A 5 km dalla fine troviamo un quarto ristoro, tanto imprevisto quanto gradito, nell’enoteca Via Romana, aggrappata alla montagna in mezzo ai suoi vigneti: ci servono empanadas, pizzette, frittate e soprattutto degustiamo un rosso incredibilmente profumato e dal sapore inconfondibile, raccolto come mille anni fa, a mano ed in piccole casse da 10 kg. Ribeira Sacra o Magica?
A Chantada arriviamo con consapevole e biblico ritardo, ma la soddisfazione non ha paragoni. Il camp è attrezzato in un’area termale, verdissima e molto accogliente. La cena consiste in una grigliata particolarmente apprezzata, e le birre “Pilgrim”, che dopo ogni tappa molti già bevono subito dopo l’arrivo, non si contano più. Meglio andare a dormire, di sicuro tutti oggi hanno esagerato un po’, e l’ultima frazione da percorrere non è sicuramente una passeggiata.
(Sandro Bongiorno)