Giro d’Onore 2019 – L’anno dei record con obiettivo Tokyo 2020
78 medaglie, 13 maglie iridate, 16 titoli europei e 31 ori. A Modena, presso il Baluardo della Cittadella, la tradizionale passerella dei campioni azzurri, che quest’anno assume anche il valore di incoraggiamento per l’appuntamento olimpico.
Prima ancora di vincere o perdere, il ciclismo è rispondere “presente!”. E loro ci sono, ci sono stati, e ci saranno ancora: sono gli oltre 70 campioni che oggi, nella suggestiva cornice del Baluardo della Cittadella di Modena, hanno sfilato per il consueto appuntamento di premiazione di fine stagione, il Giro d’Onore organizzato dalla Federazione Ciclistica Italiana. Campioni che in sella alla loro bici ci hanno fatto esultare ben 78 volte, cantare a squarciagola l’Inno di Mameli 31 volte e colorato d’azzurro 16 città diverse nel mondo. Fuoriclasse che hanno condiviso valori, onori ed oneri della Maglia Azzurra, tra i 14 ed i 53 anni, dimostrando che non si smette di pedalare quando si invecchia, ma si invecchia quando si smette di pedalare. Una passerella speciale, alla presenza del Presidente FCI Renato Di Rocco e del Segretario Generale Maria Cristina Gabriotti. Presenti tra gli altri anche il Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il Direttore Generale dell’UCI Amina Lanaya ed il Segretario Generale UEC Enrico Della Casa.
Così il presidente Di Rocco: “Ringrazio la regione Emilia Romagna e il presidente Bonaccini per averci ospitato. Questa è una delle terre con maggiore vocazione ciclistica. Qui si realizzano eventi importanti e da qui arrivano tanti campioni. Quest’anno hanno vestito la Maglia Azzurra 324 atleti, in rappresentanza di 205 società: questa è la forza del nostro movimento che ha dimostrato anche quest’anno di saper vincere. Abbiamo conquistato maglie iridate in tutti i settori, mostrando sempre uno spirito di squadra e un attaccamento alla maglia che è la nostra cifra distintiva.” (qui il saluto completo del Presidente)
il Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha sottolineato: “E’ per me un grande piacere ospitare quest’anno il Giro d’Onore. Crediamo nello sport come strumento di integrazione e come volano economico. Il ciclismo, poi, è da sempre vicino alla nostra cultura. Siamo una delle regioni che ospita il maggior numero di manifestazioni; siamo anche convinti che la bicicletta rappresenti il miglior modo per promuovere il nostro territorio. Già possiamo vantare il maggior numero di chilometri di piste ciclabili e nei prossimi mesi completeremo la totale integrazione tra treni regionali + bici e impianti di risalita + bici. Ovunque voi andiate in Emilia Romagna potete farlo tranquillamente in bicicletta. Siamo contenti di ospitare la FCI perché i campioni premiati oggi sono testimonial di uno stile di vita sano, di umanità e cultura e di un Italia che vince nel mondo”
Dalle piovose strade dello Yorkshire all’ovale di Pruszkow e Frankfurt Oder, passando per i tracciati di Waregem e le pianure di Emmen: questi i palcoscenici delle vittorie iridate portate a casa quest’anno dalle nazionali azzurre. Tredici medaglie d’oro mondiali in quattro diverse discipline, che confermano un dominio azzurro a 360°. A partire dalla strada, con i trionfi nella crono Juniores di Antonio Tiberi e nella prova in linea Under 23 Samuele Battistella, e con le rassicuranti garanzie del ciclismo paralimpico firmate Roberta Amadeo, Luca Mazzone, Fabrizio Cornegliani, Andrea Tarlao, Paolo Cecchetto, Giorgio Farroni ed Alex Zanardi.
Ma non è tutto oro quel che luccica, ci sono anche i diamanti: Gaia Tormena, a soli 17 anni, è passata da astro nascente a regina indiscussa dell’Eliminator, grazie all’incredibile doppietta mondiale ed europea. “E nell’armadio c’è ancora tanto spazio”, ha ironizzato la biker valdostana, che mette la freccia e avverte le sue dirette rivali: “Non mi fermo certo quì”. Come non hanno intenzione di fermarsi Camilla Alessio, Eleonora Gasparrini, Matilde Vitillo, Giorgia Catarzi e Sofia Collinelli, anch’esse capaci di assicurarsi sia titolo iridato che continentale nell’Inseguimento a squadre Juniores.
Assente illustre Filippo Ganna, che in una sola stagione ha sbaragliato la concorrenza con l’oro mondiale nell’Inseguimento Individuale ed il bronzo nella crono strada ad Harrogate, chiudendo il cerchio con il Record del Mondo conquistato nella Coppa del Mondo pista di Minsk. Perché il ciclismo è come l’amore, vince chi fugge. Ma, in questo caso, anche chi insegue.
E se questo non bastasse a dimostrare che il metodo della multidisciplinarietà ha fatto breccia, c’è un altro nome da sottolineare nel taccuino dei fuoriclasse di diverse specialità: quello di Elia Viviani. Una stagione da standing ovation, quella del veronese, che con l’oro continentale su pista nell’Eliminazione mette il sigillo su un’annata memorabile condita da 11 vittorie su strada, compresa la prova in linea dell’Europeo di Alkmaar. E a confermarsi una campionessa completa c’è anche Letizia Paternoster, con le sue 7 medaglie conquistate in diverse specialità: dall’argento mondiale nell’Omnium tra le Elite, ai titoli continentali nell’Inseguimento Individuale, nel Madison e nell’Eliminazione, fino all’oro europeo su strada nella prova in linea Under 23.
A proposito di titoli europei: indimenticabili le lacrime di Alberto Dainese, al termine della prova in linea Under 23 agli Europei di Alkmaar. Una medaglia d’oro che sancisce la definitiva consacrazione della giovane promessa, che a detta di molti addetti ai lavori può davvero soddisfare le aspettative. Lo stesso discorso vale per Andrea Piccolo, che ad Alkmaar ha dato spettacolo vincendo prima la crono Juniores e conquistando poi il terzo gradino del podio Juniores nella prova in linea. Una coppa speciale anche alle Nazionali Juniores ed Under 23, rispettivamente terza e seconda classificata della Coppa delle Nazioni 2019.
L’eterna conferma in Maglia Azzurra è poi rappresentata dal movimento femminile, che ha guidato una vera e propria rinascita che ci proietta oggi tra le nazioni di riferimento in campo internazionale, soprattutto nella pista. Lo dimostrano i due ori ed il bronzo regalati all’Italia dalle “Rocket Girls” dell’Inseguimento a squadre Martina Alzini, Elisa Balsamo, Marta Cavalli, Vittoria Guazzini e Letizia Paternoster. Che per non farsi mancare nulla, hanno fatto incetta di medaglie anche individualmente: oro nel Madison europeo U23 e bronzo nell’Omnium ai Giochi Europei di Minsk per Elisa Balsamo, argento a Minsk per Marta Cavalli nell’Inseguimento individuale, così come Vittoria Guazzini agli Europei JRS/U23 di Gent (a cui va aggiunto anche un bronzo nella prova Mixed Team Relay degli Europei di Alkmaar, assieme ai compagni di squadra Edoardo Affini, Manuele Boaro, Davide Martinelli, Elisa Longo Borghini e Silvia Valsecchi).
Così come le sopracitate azzurrine del quartetto Juniores: Sofia Collinelli, bronzo europeo nel Madison Juniores con Eleonora Gasparrini, che si è laureata anche campionessa europea juniores nell’Omnium e si è piazzata seconda nella stessa disciplina ai Mondiali di Frankfurt Oder. E ancora: Matilde Vitillo e Camilla Alessio, a Gent rispettivamente campionessa continentale nella Corsa a Punti Juniores e terzo gradino del podio nell’Inseguimento Individuale Juniores. E non finisce ancora l’elenco delle ragazze vincenti su due ruote: sempre tra le protagoniste in campo europeo c’è anche la velocissima Miriam Vece, bronzo nei 500 mt ai Giochi di Minsk, mentre a Gent argento nella stessa specialità e bronzo nello Sprint. Infine, come non ricordare i sorrisi gentili e le gambe potenti di Maria Giulia Confalonieri, di nuovo campionessa d’Europa nella Corsa a Punti e di Martina Fidanza, argento nello Scratch a Minsk.
Al maschile – nello stesso campo – non sono stati di certo a guardare. Davide Plebani si conferma un fuoriclasse nell’Inseguimento Individuale (argento europeo a Minsk e bronzo mondiale a Pruszkow) e in quello a squadre, disciplina in cui si è aggiudicato l’argento sia ad Apeldoorn che a Minsk assieme a Michele Scartezzini, Stefano Moro, Liam Bertazzo, Francesco Lamon, Simone Consonni, Carlo Alberto Giordani e Filippo Ganna. Altre medaglie individuali sono arrivate poi da Scartezzini (bronzo europeo nella Corsa a Punti), Lamon (argento ai Giochi di Minsk nel Time Trial) e dal più giovane Matteo Bianchi, bronzo sia continentale che mondiale nel Km.
Ma di strada, quest’anno, se n’è fatta ancora. Nello Yorkshire, ad esempio, a regalare lacrime e sorrisi è stato Matteo Trentin: una medaglia d’argento amara, come “una mela verde che non è ancora diventata rossa”, le sue parole all’indomani della prova in linea mondiale. Ma come ogni medaglia, ha una seconda faccia, e racconta la storia di un uomo di fatica e di fiducia, di un capitano al quale il CT Cassani ha affidato le speranze azzurre, e che ha risposto “presente!” credendoci fino all’ultimo. Non mollando mai, fino alla fine, come insegnava Felice Gimondi.
Se l’argento di Trentin ha un sapore un po’ agrodolce, quello di Alessio Martinelli è arrivato senza rimpianti: sulle strade di Harrogate, l’azzurro classe 2001 porta a casa un secondo posto mondiale inatteso, ma meritatissimo. “Un argento guadagnato, non un oro perso”, come ci tiene a sottolineare. Come lo è quello vinto agli Europei di Alkmaar da Elena Cecchini, protagonista di una fuga partita a 77 km dal traguardo. Edoardo Affini si è confermato un ciclista di grande spessore nella sua prima stagione tra i professionisti, in cui non ha voluto mancare l’appuntamento col podio: bronzo per l’azzurro nella cronometro europea di Alkmaar. Stesso palco, stessa specialità e stesso piazzamento per Elena Pirrone, che è tornata sul podio europeo dopo il titolo conquistato nella crono tra le juniores nel 2017. Protagonista assoluto dei Giochi Europei di Minsk su strada è stato poi Davide Ballerini, che con un assolo a 3 km dal traguardo si è assicurato una medaglia d’oro e prima vittoria in Maglia Azzurra. Primi successi anche per Igor Dario Belletta e Francesca Barale, in luce agli EYOF di quest’anno grazie ai 3 argenti vinti tra crono e prova in linea.
Capitolo professionisti: passerella anche per Diego Ulissi, Vincenzo Nibali, Alberto Bettiol, Sonny Colbrelli, Giovanni Visconti, Davide Formolo, e ancora Elia Viviani e Matteo Trentin, secondi classificati nella UCI World Ranking 2019 e UCI Europe Tour Ranking 2019 – Classifica per Nazioni.
Spazio poi al settore Fuoristrada, che quest’anno ha garantito non solo 16 medaglie da aggiungere al palmarés azzurro, ma soprattutto ha messo in gioco interpreti grazie ai quali l’Italia ha colmato il gap con le nazioni più competitive, permettendoci di aspirare ad obiettivi sempre più ambiziosi. Ne sono un esempio gli Allievi Marco Radaelli e Tommaso Gasparoli, rispettivamente medaglia d’oro (tra i Cruiser) e medaglia d’argento ai Campionati Europei BMX di Valmiera.
Basi per il futuro le stanno gettando atleti alle prime armi come i giovani vincitori dei Campionati Europei Giovanili XCO: due le medaglie d’oro conquistate a Pila, prima con Team Relay Allievi (Micheal Pecis, Nils Laner e Noemi Plankensteiner) poi con l’agguerritissimo Filippo Agostinacchio, sul tetto d’Europa dell’Eliminator cat. Allievi, seguito dal compagno di squadra Nils Laner. Argento anche per l’altro gruppetto azzurro in gara nel Team Relay Allievi, composto da Matteo Siffredi, Giulia Challancin e lo stesso Agostinacchio. Seconda piazza inoltre per il giovanissimo Carlo Bonetto nell’XCO. Bronzo infine per Michael Pecis (XCO cat. Allievi) ed il Team Relay cat. Esordienti (Etienne Grimod, Valentina Corvi e ancora Carlo Bonetto).
Ma i successi in campo continentale non sono ancora finiti: a partire dall’argento conquistato a Kvam da Samuele Porro nella prova Elite XCM, che si è reso protagonista anche sul palcoscenico mondiale di Grachen, piazzandosi sul terzo gradino del podio. Bronzo anche per Andreas Emanuele Vittone, nella prova XCO Juniores di Mont Sainte Anne. Confermata la nostra tradizione nel Team Relay MTB con l’argento continentale per Simone Avondetto, Andrea Colombo, Luca Braidot, Martina Berta ed Eva Lechner, che proprio in questi giorni si è presa anche l’argento europeo nel Ciclocross.
Caloroso abbraccio dei presenti infine per Samuele Manfredi, Adriano Malori, Lorenzo Gobbo ed il meccanico Vincenzo Bonavita: quattro uomini fondamentali per il ciclismo italiano, quattro campioni nello sport e nella vita che, nonostante infortuni e sfortune, sono e saranno “azzurri per sempre”.
Un Giro d’Onore lo hanno meritato sicuramente tutti i Commissari Tecnici ed il loro collaboratori, perché 78 medaglie non arrivano per caso: e allora spazio ed applausi per Davide Cassani, CT della Nazionale uomini élite e Coordinatore delle Squadre Nazionali; Dino Salvoldi, Direttore Tecnico per l’attività di tutte le Nazionali Femminili; Marino Amadori, CT della Nazionale Under 23; Rino De Candido, CT della Nazionale Juniores; Mario Valentini, CT della Nazionale di Ciclismo Paralimpico; Mirko Celestino, CT della Nazionale MTB; Roberto Vernassa, CT della Nazionale DH/4X; Tommaso Lupi, CT della Nazionale BMX; Marco Villa, CT della Nazionale maschile pista; Fausto Scotti, CT della Nazionale di Ciclocross; Angelo Rocchetti, CT della Nazionale Trials; Federico Ventura, CT della Nazionale BMX Freestyle; Silvia Epis, Direttore Tecnico Nazionale Giovanile. Un ringraziamento anche a tutti i collaboratori tecnici: Marco Velo (strada uomini élite); Pierangelo Cristini (pista femminile); Paolo Sangalli (strada femminile); Fabrizio Di Somma – Fabio Triboli – Gianni Fratarcangeli (ciclismo paralimpico); Enrico Martello (XCO); Marco Barini – Federico Ravizzini (BMX); Fabio Masotti – Diego Bragato (pista maschile); Luigi Bielli (ciclocross).
L’occasione ha fatto da teatro anche alla premiazione della Ciclismo Cup 2019 da parte della Lega del Ciclismo Professionistico al Team Androni Giocattoli – Sidermec, vincitore classifica squadre; a Giovanni Visconti, atleta vincitore della classifica individuale e Fausto Masnada, atleta vincitore della classifica giovani U25.
E a proposito di premiazioni: graditissimo l’omaggio del main sponsor della Federazione Ciclistica Italia, il marchio Suzuki, che ha regalato alla FCI un’automobile Vitara 1.0 Cool 2WD per onorare i due titoli mondiali conquistati quest’anno sulle strade di Harrogate. Premiazione anche da parte del partner Caffè Bristot, che tramite l’Export Manager Alessandro Chiappini ha donato una macchina da caffè ROCKET a Matteo Trentin, quale migliore azzurro tra gli Elite nella prova mondiale dello Yorkshire, ed una fornitura di caffè per un anno ai due iridati su strada Samuele Battistella e Antonio Tiberi.