Transpyr, days 6 & 7
La penultima tappa parte dalla Ciudadela di Jaca, da cui dirigiamo verso nord-ovest per evitare l’ascesa dei Pirenei: per un lungo tratto saremo infatti su saliscendi collinari, che ricordano morfologicamente i nostri Appennini. Dobbiamo percorrere 132 km, con circa 2600 metri di dislivello, e per la maggior parte si trovano nella fase finale della tappa, che comunque non presenta grandi difficoltà tecniche. Per un breve tratto non possiamo fare affidamento nel nostro Gps: l’organizzazione è stata costretta ad un cambio di percorso e ad usare le tradizionali fettucce, ma nessuno si trova in difficoltà. Il cambio di valle implica il cambio di regione: dall’Aragona si passa in Navarra, e anche le forme pirenaiche diventano diverse, modellate dai venti dell’Atlantico. C’è un solo settore cronometrato, nella Valle de Salazar: una trentina di km, con mille metri di dislivello e qualche breve tratto più impegnativo. La stanchezza comincia a farsi sentire in modo ancora più accentuato: gli ultimi atleti arrivano verso le 21 e 45, poco prima del buio: una pioggia sottile e penetrante li accoglie, per fortuna l’organizzazione ha previsto il camp in una struttura dove troviamo docce calde ed un vero letto. Ma ormai resta solo un giorno di gara, chi è riuscito ad arrivare fino a qui non può certo mollare adesso: costi quel che costi, domani Hondarribia ci aspetta.
I risultati della sesta tappa non portano novità. Nelle coppie si impongono con 2:20:45 Pau Marza Bedos e Julien Bely (Gobik – Bike &Race Team), che staccano di cinque minuti Jon Erguin Dorrosonsoro e Eneko Gurrutxaga Ugarte del team Orbea; al terzo posto Frederic Ischard e Sebastien Migeon (Vosges VTT/ Destination Vélo). Christope Liberge e Mathieu Dumont (Pau Velo 64) sono ancora primi nei Master, negli individuali nessuno impensierisce Martin Gallardo. Nella categoria femminile scontata affermazione di Miroda Otto e Annie David, nelle coppie miste si impongono Alba Sugranes Mateu e Joan Bassa Ferrus.
Nella tappa finale per buona parte della giornata ci è mancato il sole che ci ha accompagnato per i sei giorni precedenti: come in altre occasioni abbiamo dovuto affrontare il fango e la grande quantità di acqua che scendeva a valle, e siamo stati immersi in una nebbia umida e sottile che penetrava nelle ossa. Solo a una ventina di km da Hondarribia, nelle colline più basse, si sono fatti sentire i benefici della fascia costiera. Burguete è a due passi da Roncisvalle, e da qui si sviluppa il Camino di Santiago, che nei giorni precedenti abbiamo percorso in qualche tratto. Hemingway, che vi soggiornò, definì questa zona”Il territorio più maledettamente selvaggio dei Pirenei”, dando bene l’idea della bellezza che lo caratterizza. E’ stata un frazione caratterizzata dalla discesa: a fronte dei 2100 metri di dislivello positivo si contavano 3000 metri di dislivello negativo, spesso su erba e rocce scivolose. Non è stata comunque una tappa facile, perchè 92 km sono sempre molti, e le salite, pur non essendo lunghe, erano comunque ripide. Nella parte iniziale abbiamo attraversato il territorio francese, ma la vegetazione e l’ambientazione non davano l’idea di trovarsi in nazioni diverse, percorrerle in mountain bike crea un’atmosfera dove non esistono confini. Gli ultimi dieci km sono su circuito cittadino, e portano sul lungomare della costa basca in un crescendo di emozioni: non è facile descrivere cosa si prova o come ci si sente, di sicuro chi può deve provarlo di persona.
Nella settima frazione, ad eccezione di Joseba Sarasola che si impone negli individuali, i risultati sono gli stessi della giornata precedente. Le maglie di leader sono conquistate definitivamente nella classifica generale da Pau Marza Bedos e Julien Bely (Gobik – Bike &Race Team), da Christope Liberge e Mathieu Dumont (Pau Velo 64) nei master, da Olga Echenique Gomez e Jorge Chico Fernandez nelle coppie miste e da Miroda Otto e Annie David nella categoria femminile.
(Sandro Bongiorno)